Avere un cane

consigli per una scelta responsabile

Etologia e comportamento.

Il cane è predisposto alla vita di gruppo, e se fosse libero nell’ambiente naturale vivrebbe in branco. Questa circostanza dovrà sempre essere tenuta a mente da chi possiede un cane, poiché ogni  suo comportamento  è spiegabile all’interno di questa logica.

La sua socializzazione avviene tra la quarta e la decima settimana di vita: questo significa che un cane adottato in età inferiore ai due mesi sarà più predisposto di altri ad avere problemi comportamentali, perché la sua socializzazione con i fratelli e la madre si è interrotta troppo precocemente. Nessun cucciolo dovrebbe essere separato dalla madre prima delle otto settimane; se questo è inevitabile, per esempio in caso di decesso della puerpera, chi adotta il piccolo deve essere preparato al fatto che il suo cane potrebbe essere più “problematico” di altri.

È importante anche che il cucciolo venga in contatto con la specie umana in questo periodo della sua vita: dopo che avrà stabilito questa capacità di relazionarsi, sarà in grado anche in tempi successivi di instaurare un buon rapporto con il padrone. Adottare un animale adulto di solito non è un problema se questo ha avuto un buon iter di socializzazione in momenti precedenti.

I contatti con il mondo esterno alla casa ed alla famiglia sono molto importanti per la salute mentale del cane: anche una casa dotata di un grande giardino non è in grado di fornire al cane una qualità di vita adeguata ed  un buon equilibrio; occorre assolutamente offrire la possibilità di effettuare uscite regolari e di sufficiente durata, possibilmente anche frequentando luoghi diversi; tutti i cani, anche quelli più anziani e meno attivi, hanno una costante necessità  di entrare in contatto con stimoli interessanti, soprattutto olfattivi, e questa considerazione vale certamente per ogni individuo, anche se l’esigenza di attività fisica e mentale varia a seconda della razza e dell’età.

Il gioco è importante nella vita del cane, non solo nel cucciolo ma anche nell’adulto; ogni cane dovrebbe giocare regolarmente con suoi simili oltre che con le persone della famiglia; proprio come accade ad un bambino, sviluppando interazioni il cane rafforza la sua identità e diventa più stabile e sicuro, quindi di fatto anche più gestibile oltre che felice. Anche l’esigenza di giocare può variare molto a seconda della razza e dell’età.

Chi si prepara ad adottare un cane deve avere chiaro che criteri estetici o morfologici vanno considerati solo secondariamente alle attitudini e al temperamento tipico della razza: per esempio il recente successo commerciale del jack russel terrier ha fatto in modo che spesso questo cane, predisposto originariamente alla caccia e ad una intensa attività, venga scelto come soggetto da compagnia a causa delle sue ridotte dimensioni, per poi andare incontro a difficoltà di gestione dovute ad un contesto poco appropriato.

L’educazione del cane non è difficile se si hanno ben chiari alcuni elementi fondamentali sin dall’inizio.

Il primo punto è che il cane ha bisogno di regole esattamente quanto ha bisogno di affetto, di movimento, di gioco. Esercitare autorevolezza non è, come potrebbe sembrare ad alcuni, un arbitrario esercizio di potere. Il cane aspira ad avere un leader, in quanto questo lo fa sentire protetto e gli trasmette la sensazione che la sua vita si possa svolgere in modo tranquillo ed equilibrato.

Ecco alcuni consigli per poter essere un buon leader “canino”:

comportarsi in modo il più possibile calmo e controllato: l’autorevolezza nei confronti del cane non si ottiene mai urlando, agitandosi, né tanto meno con gesti violenti;

utilizzare sempre con coerenza parole e gesti adeguati alle diverse circostanze quotidiane, possibilmente estendendo questa coerenza a tutte le persone che abitualmente interagiscono con il cane;

gratificare sempre i comportamenti appropriati: soprattutto nei primi mesi di vita, è importante rispondere con un tono di lode o una carezza o una piccola ricompensa alimentare ogni volta che il cane manifesta un comportamento che pensiamo  vada consolidato, per esempio effettuare le deposizioni nell’area prestabilita o rispondere ad un comando;

non gratificare mai, per nessun motivo, un comportamento inappropriato: per esempio, occorre evitare nel modo più assoluto di fornire un boccone di cibo per distogliere il cane dal distruggere un oggetto o dal raschiare una porta, e così via; con simili comportamenti di fatto il proprietario insegna al cane a praticare distruzioni ogni volta che desidera ricevere un biscotto; la reazione più adeguata potrebbe essere una completa indifferenza, così da suscitare nel cane la sensazione di perdere l’attenzione del padrone;

non assumere un comportamento protettivo se il cane manifesta delle paure: coccole e paroline dolci rinforzano la paura del cane, è come se gli venisse detto “hai proprio ragione ad avere paura”; quando il cane è spaventato, per esempio nella socializzazione con i suoi simili, il padrone deve essere presente, sereno, autorevole, non iperprotettivo, un comportamento che nella mente del cane significa “io non ho paura e quindi nemmeno tu ne devi avere”;

gestire le risorse e non farle gestire al cane: coccole, giochi e cibo devono essere forniti al cane nel momento che si ritiene appropriato, e non ogni volta che lui ne fa richiesta; in base a questo principio occorre applicare per esempio la ben nota regola di “non considerare” il cane nel momento in cui si rientra a casa, in quanto ciò che noi, in modo antropocentrico recepiamo come un caloroso saluto, è in effetti una manifestazione di ansia e un desiderio di attirare l’attenzione su di sé; deve essere il padrone a prendere le decisioni su come organizzare i vari momenti di vita insieme, anche se ogni tanto le regole possono essere infrante per non creare uno schema troppo rigido che potrebbe risultare frustrante.